31.8.04


Dura la vita a DC Posted by Hello

Dalla A alla Z

Abbigliamento. Due piccole note di colore per dimostrare quanto si può sbagliare vestendosi da McK negli States: il negozio di fronte a casa mia espone un cartello "shirt and shoes required", il padrone di casa australiano di una festa dello scorso week-end aveva una camicia con un albero che produceva boccali di birra e pecore ubriache. Persino due ragazze serbe sono rimaste scandalizzate (horribile visu).
Banca Mondiale. Atrio alto all'infinito tutto di vetro. Gente di razze e paesi che non nominavo da quando studiavo geografia alle medie. Che dire mi sono sentito un po' provinciale al primo impatto. Per fortuna sono tutti molto gentili. A volte anche troppo. Ho incontrato il mio vicino di stanza ubriaco in un pub domenica sera e non riuscivo a scrollarmelo di dosso. Voleva che uscissi con l'amica di quella con cui ci stava provando (che marpioni questi americani).
Casa. La troverò un giorno? Per adesso sono in un orribile basement nel posto più figo di Washington (per darvi un'idea JFK abitava a venti metri)
Discoteche. Qui chiudono alle due. Praticamente l'orario perfetto per i morti di sonno cronici come me. Ti chiedono il documento d'identità pure se hai sessant'anni (sotto i ventuno non puoi bere alcolici). Sapete come sono gli americani una procedura è una procedura
Europei. A parte che qui non sapevano proprio di cosa si trattasse, ho visto il secondo tempo della finale in una pizzeria italiana piena di greci e portoghesi con tanto di bandiere, sciarpe, etc. Da notare una signora cinquantenne austriaca seduta fra i tavoli che candidamente dichiarava di non capire un c. di calcio ma di apprezzare il fisico dei calciatori...
Fitness. Cerco di far finta di essere un fissato della palestra. Fino ad oggi ogni giorno a faticare in mezzo a bestioni obesi da 200 chili e pompati incredibili. Gli americani non sono molto forti sulle vie di mezzo.
Generazioni. Qui gli italiani trentenni figliano che è un piacere. Alla prima festa ho avuto un shock. C'erano più carrozzelle, pappette, biberone e ammennicoli vari che in un reparto maternità. Che sia l'aria di Washington? Cmq magari ci risollevano il tasso di natalità.
H. Adesso non è che perchè uno comincia un giochino deve fare proprio tutte le lettere....
Inglese. Quando la madre di Diana sosteneva che gli americani non parlassero inglese pensavo fosse ridicola. Comincio a temere di non avere sempre ragione
Lavoro. Ancora non si comincia. L'indiano con il quale lavoro fra lo Zambia, la Palestina e non so più quali paesi. Per adesso leggiucchio. Vado al Fondo monetario in biblioteca (ma quanto sono gaggio, fra l'altro hanno pure tutti i giornali italiani) e passo una quantità di tempo pazzesca nel bar dove vanno tutti gli italiani e i francesi. Insomma mi alleno per la mia vita romana prossima ventura (incrociamo le dita).
Mensa. A parte che la mensa a sezioni con i cibi di tutto il mondo (pazzesco!) volevo solo dirvi che sono sempre io: giorno uno arrivo in mensa e vedo una serie di piatti con un cartellino con i prezzi. Penso che si tratti dell'angolo delle occasioni acchiappo un piatto e me lo porto via lasciando tutti sbigottiti (era il menù praticamente). Giorno due, mensa del Fondo Monetario con le posate placcate. Il vostro eroe è più abituato alla mensa di McDonald evidentemente. Prendo il vassoio e rovescio tutto il contenuto nel cesto dell'immondizia (posate incluse). La mia fuga rimarrà negli annali.
Novantaquattro. Sono i giorni che mancano al mio rientro in Italia. Quando la smetterò di fare i conti alla rovescia per tutto forse diventerò una persona più normale
O. vedi H.
Party. Come avrete capito qui ogni sera qualcuno fa una festa (sempre meglio che lavorare). Si mettono in evidenza fino ad oggi le feste a bordo piscina del lunedi di un ucraino. Perchè le fa il lunedi? Perchè era un giorno un po' morto e voleva animare la comunità..... che gente....
Quattro luglio. Quasi il giorno di Natale per gli americani. Avevano bandierine su tutte le macchine. Molto carini i fuochi artificiali visti da sotto il monumento a Washington sul mall. Avevamo pianificato di fare addirittura un americanissimo pic-nic sul prato ma un temporale ha stroncato le nostre aspirazioni.
Ristoranti. Vi segnalo solo le crab house: praticamente la Selvotta con i granchi al posto della porchetta. Molto sofisticato....
Sequoia. Il locale più amato dalla comunità italiana a Washington (praticamente un piccolo villaggio). Devo dire molto bello, sul fiume Potomac, con i motoscafi che fanno un po' Sardegna, il tramonto, etc.
Topi. A parte Nuova Delhi è il posto con più topi che abbia mai visto. Proprio l'ideale per uno con una fobia come la mia. Ieri ne ho visto uno morto accanto alla Casa Bianca...
Undici settembre. Stasera vado a vedere il film di Micheal Moore. Qui ne parlano tutti, è sempre tutto esaurito. George W. Se la vedrà brutta nel District of Columbia
Venti. Vi ho già annoiato con venti lettere, vi risparmio la ventunesima. Alla prossima!
White House. Lo so ho fatto uno strappo con l'alfabeto italiano. Non fate i pignoli. Volevo solo dire che la Casa Bianca sta a due isolati dalla Banca, giusto per tirarmela un po'. Non temete l'amico George lo controllo io.
Zanzare. Pare che si arrivi a livelli simil-milanesi in agosto. Per adesso io mi godo la mia nota scarsa appetibilità per le bestiacce.

Film

"Sette anni in Tibet": ovvero come sono riuscito ad affittare l'unica casa di Washington che sembra uno chalet alpino (ho pure un terrazzo di legno stile rifugio!). Me l'ha affittata un tedesco molto spartano (figlio di un pastore luterano per darvi l'idea). Il nostro beniamino si è ricordarto che tre giorni dopo avrebbe dovuto sposarsi in Francia e fare un viaggio di nozze e qui sono piombato io come un falco.
Solo alcune chicche dalle nostre conversazioni
"Caspar, ma in questo salotto mi manca qualcosa, ..., non c'è un divano..."-"Ma perchè tu usi il divano??? Io non sono quel tipo di persona"
"A me e a Corinne l'aria condizionata non piace quindi l'abbiamo fatta smontare..."
"In viaggio di nozze andiamo a fare un trekking di quattro settimane in Nepal"

"Indovina chi viene a cena" : in realtà si dovrebbe dire indovina cosa mangi per cena. Di fronte casa mia c'è un "Natural food supermarket" (e ne vanno pure fieri!!! Ma che volevano vendere, cibo artificiale?). Ad una cena vedo un pacco di "Veggie chips" e mi sento rassicurato dalle patatine vegetariane (ma come altro dovrebbero essere?). Io per adesso vado avanti con il sushi del Fondo monetario internazionale (fra l'altro con le bacchette non rischio di buttare nuovamente per errore nel secchio le preziose posate placcate. Segnalazione per i cinefili, ho visto "Supersize me", film documentario con il protagonista che per un mese mangia solo da McDonald e filma tutti gli effetti sulla sua salute. Il film è bello e divertente, ma la scena più bella è accaduta al cinema: mentre il protagonista faceva vedere il barilotto della Coca che ti servono da McDonald è diceva che contiene 1600 calorie (equivalenti al fabbisogno giornaliero di una donna) il mio vicino di posto si sforzava di fare il vago e di spingere sotto il sedile il barilotto appena comprato...

"Shining": ho capito come è venuta a Kubrick l'idea del bambino che corre in bicicletta nel corridoio stretto, negli Stati Uniti tutti gli apartment building sono cosi!! Agghiacciante corridoi infiniti e stretti con porte tipo camere d'albergo. Non potete immaginare che faccia ho fatto quando scendendo dal decimo piano sul terrazzo di un amico munito di piscina (beato lui), le porte si fermano al settimo piano è entra uno in perfetta tenuta da mountain bike con bicicletta sotto il braccio. Praticamente, il figlio cresciutello di Stanley.... Fra l'altro, sempre sullo stesso ascensore in tranquilli pomeriggi infrasettimanali ti capita di beccare le tizie in bikini e crema solare che vanno in piscina. Insomma si fanno strani incontri.

"L'esorcista": qui tutto è molto patriottico è organizzato. In chiesa al lato destro dell'altare la bandiera america, al lato sinistro quello vaticana. Entri a messa è ti danno un foglietto zeppo di statistiche che più o meno fa cosi "domenica scorsa è stata caratterizzata da un buon trend, raccolti xxx$ in 420 offerte diverse. La donazione media......". Ci vuole una pazienza. In compenso il parroco è molto simpatico il suo sermone di domenica mi è piaciuto:"penso che ogni buon cristiano dovrebbe pregare almeno mezz'ora al giorno. Tranne quando è molto impegnato ovviamente. In quei casi raccomando almeno un'ora"

"Tutti gli uomini del presidente": pranzo ufficiale del mio dipartimento della banca. Il capo, un austriaco sessantenne con l'accento da dottor Stranamore, tiene un discorsetto per dare il benvenuto ai nuovi arrivati (tipo me) e per salutare quelli in partenza. Su ciascuna persona che andava via spendeva due minuti personalmente per elogiarne il contributo o passava la parola a chi era più idoneo per tesserne le lodi. Insomma crediateci o meno ben due volte H. comincia "salutiamo adesso tizio caio che è stato da noi tre anni, chi vuole raccontare cosa ha fatto di buono tizio per SP?" Seguono inquietanti minuti di silenzio come nemmeno al liceo quando il prof cercava sul registro. Cosa abbiano fatto questi due rimane per me un mistero. Certo valutate voi....

Fiction

Fantasy Island: America, terra delle grandi occasione e opportunità, a questo punto posso testimoniare che non si tratta di un luogo comune. Ad una decina d’isolati dalla Banca lavora Robert Axtell, il ricercatore che nel 1996 ha scritto per i tipi di MIT Press il mio libro di culto “Growing artificial societies: social science from the bottom-up” (non temete non comincio uno dei miei soliti sermoni sugli agenti volevo solo darvi un po’ di contesto….quanto siete malfidati!). La settimana scorsa, il vostro eroe decide di giocarsi il tutto per tutto, e spedisce una delle e-mail più ruffiane che mai siano transitate per la Rete. “Sono una di quelle persone la cui vita è cambiata dopo aver letto il suo libro, vorrei conoscerla”. “Vediamoci per pranzo al Brooking Institute, at your convienence”. Vi rendete conto? At my convenience… Maradona che invita un calciatore di serie C ha fare due tiri con lui! Non credevo ai miei occhi. Seguo i consigli di Stefano e Stefania e carico lo zaino dei miei paper (qui negli Stati Uniti i giovani ricercatori fanno un marketing di sé stessi asfissiante, non è colpa mia).
Brooking Institutions, storico think tank, iperpotente. Mi tremano i polsi. Alla reception mi dicono di salire al decimo piano (gli ascensori sono infiniti quando sei emozionato). Sorridente, con il suo codino da vero computer scientist, Bob (?!?) mi aspetta sulla porta. Entro nel suo studio, sto sognando: venti metri quadri, cinque computer con schermi pieni di simulazioni che girano all’impazzata, e almeno tremila volumi stipati fino al tetto. “Sono nel paradiso della vita artificiale” penso fra me e me. Cominciamo a parlare di duemila cose, il mio lavoro sulle centrali, i libri su cui ho scritto, le radici di “Growing artificial societies”, il futuro della nostra (NOSTRA) infante disciplina. E’ incredibile, ma non mi tocca sorbirmi una lezione. Axtell è seriamente interessato alle mie opinioni. Con scatto felino tiro fuori i paper, sembro uno vero. Insomma per farvi corta una storia che vi avrà già annoiato abbastanza, tutto alla grande. Arriviamo al momento clou (volevo vederlo perché è anche External Faculty dell’istituto di Santa Fe dove spero sempre di andare prima o poi nella vita). “Secondo me hai il profilo perfetto per fare il post-doc a Santa Fe, se non ti dispiace ti vorrei scrivere una lettera di presentazione”…. Magari mi facessero dispiacere sempre cosi!

ER: No, non sto per parlare di George Clooney. Leggendo quello che c’è capitato capirete bene il perché e anche le ragioni per cui lo stesso ex-medico televisivo abbia preferito il lago di Como agli ospedali degli Stati Uniti. In questi giorni la piccola Italia di DC è stata sconvolta dall’ansia e dalla preoccupazione per la nostra amica S., anche lei allieva del prof., e vero punto di riferimento degli italioti nella capitale (sta qui da quattro anni…). Vi risparmio i dettagli clinici, la fatica e l’ansia di tutti noi. Vorrei solamente spendere alcune parole di disprezzo per gli ospedali della capitale: ti presenti. Ti chiedono il nome ed i sintomi, ti misurano la temperatura e a quel punto passano ad assicurazione e carta di credito. Per adesso 250 dollari possono bastare!!!! Sotto choc per l’esborso e l’atteggiamento da impiegato dell’ufficio sovietico di programmazione nel controllare le carte dell’assicurazione, pensi fra te e te “questo è solo il front-desk amministrativo, ora si spalancano le porte del reparto e si scatenano i potenti mezzi di una delle scuole di medicina più famose al mondo”. Se vi capita di fare questo pensiero (ovviamente vi auguro di non trovarvi nella situazione), cercate di scacciarlo perché è un clamoroso abbaglio. In sintesi S. è stata dalle 5 del pomeriggio alle 5 di notte di venerdi per una risonanza magnetica nucleare con referto sbagliato. Lunedì mattina la richiamano e le dicono al telefono “il primario ha riguardato la sua risonanza e pensa che l’esito negativo che le è stato comunicato sia un errore. Venga subito perché temiamo un brutto male”. Con l’angoscia nel cuore Sara si precipita in ospedale alle undici (e con lei mezza Banca Mondiale). Ne uscirà undici ore dopo con un'altra risonanza, e una diagnosi sparata a bruciapelo a tarda sera “Sclerosi Multipla”. “Sono 15.000 dollari si accomodi alla cassa grazie”.
Mi piacerebbe potervi dire che sto scherzando ma purtroppo non è cosi. Aspetti belli: la solidarietà di tutti amici e semplici conoscenti. In queste situazioni capisci perché i gruppi di emigrati si rinsaldano spesso nella loro difesa dell'identità nazionale, la scuola di medicina di Baltimora, dove S. è stata portata grazie ad un aggancio del prof, tutti carini e gentili, l'hanno molto tirata su. Ancora oggi non sappiamo cosa abbia -gli esami sono in corso- ma l'ipotesi più probabile è mielite trasversa. Qui incrociamo tutti le dita.

MacGyver: voi non ci crederete ma nel paese dei pionieri e della conquista dell’Ovest può accadere che due tipi vagamente teoretici (tipo non so il dott da Empoli e il sottoscritto), si ritrovano martelli e giraviti alla mano a montare un futon di Ikea (questi svedesi sono geniali. Non solo riescono a riempire le vere case dei trentenni, ma anche le loro residenze d’oltreoceano) . Stefano mentre martellava come un pazzo a mezzanotte (si lo so complimenti al dinamico duo per la scelta degli orari) “Non avrei mai pensato potesse essere cosi divertente”. Non sapremo mai quanto si è divertita la nostra vicina che dopo un’ora di trambusto e salita implorando di dormire. Serafico il dott. da Empoli l’ha liquidata con “tranquilla, martello per altri venti minuti e ho finito”

Sex and the city: tempi duri per le donne single a DC. Qui vive la comunità gay più grande del mondo (in termini pro-capite). Gli uomini belli, prestanti e raffinati hanno un’altissima probabilità di portare a spasso un barboncino bianco e di amare i gridolini svenevoli (se non ci credete fatevi un giro per la 17sima, il loro quartier generale). Menzione speciale fra le cose che mi è capitato di sentire da membri del gentil sesso “sto diventando allergica ai gay…”. Il maschio single trentenne –in realtà si sono verificati anche casi di ventenni “sedotti e abbandonati” da femme fatale dieci, quindici anni più anziani di loro- è ricercatissimo. Si segnalano tre amiche che per godere dei favori di un aitante skipper sono partite per un giro in barca vela nella baia del Potomac (il mare qui ve lo dovete proprio dimenticare). Immaginerete bene come sono state accolte al loro ritorno quando si è saputo che l’uomo del giorno era settantenne… Quanto a me devo dire che sono un po’ infastidito perché quando conosci qualcuna vedi che ti guarda un po’ strano,…, cosa starà pensando? Nella maggior parte dei casi: “Sarà gay?”. Immaginate che succede se dico che vivo con Stefano… [Non siete autorizzati a fare ironie!]

Law and Order: le regole in questo paese sono regole c’è poco da dire. Provate ad attraversare con il rosso o fuori dalle strisce, l’automobilista medio invece di frenare accelera, cosi ti insegna a rispettare il sistema. I tutori dell’ordine poi non sono da meno in fatto di rigidità: centro commerciale multi-piano (‘acqua marone’). Siamo al terzo piano con le bici. Non riusciamo a trovare l’ascensore e decidiamo di avviarci in discesa per le scale. Peccato che un cartello vietasse l’uso delle scale alle persone con biciclette. Al primo piano un simpatico poliziotto ci intima di risalire fino al terzo piano e di prendere l’ascensore. “Ma come, se le scale sono vietate ci fa ripassare di nuovo di lì?” Inflessibile…. D’altronde, cosa vi aspettate da un paese di riti e misticismo come non si vedeva dalla caduta del regime talebano. Il buon Stefano, pensava di partecipare ad una riunione della FERC (l’autorità federale di regolamentazione dell’energia) e invece si è ritrovato nel bel mezzo di una cerimonia para-religiosa. Tutti in piedi, mano al cuore, rivolti verso la bandiera, a recitare un giuramento che diceva più o meno “in Dio confidiamo e in lui lavoriamo per il bene del suo popolo”

Codice arancione

Messaggio per esorcizzare la paura che (moderatamente) mi fa compagnia di tanto in tanto.
Come forse avrete letto domenica scorsa, mentre io me ne stavo tranquillo ad un party in piscina, il responsabile per la sicurezza nazionale appariva sulla CNN per annunciare che il governo americano aveva in mano documenti di intelligence indicanti i prossimi obiettivi di Al-Queida. Fin qui niente di strano penserete voi. E cosi pensavo anche io finché non mi sono reso conto che due dei cinque obiettivi dichiarati erano la Banca Mondiale e il Fondo Monetario (che hanno i palazzi uno di fronte all’altro). Insomma sapere che Bin-Laden si addormenta guardando la piantina del tuo ufficio fa un certo effetto (ma non potrebbero dargli un buon libro?).
In piscina come potete ben immaginare è calato il gelo (otto persone su dieci presenti lavorano per WB o IMF). Consultazione popolare e scelta coraggiosa (o demente?!?), domani tutti in ufficio lo stesso.
Il giorno dopo in autobus pensavo, adesso vedrò finalmente i potenti servizi di intelligence all’opera…. In effetti già a due blocchi di distanza mi colpiscono dei tizi in uniforme che pedalavano in mountain bike (in bicicletta???? Ma stiamo scherzando? Non avete siglato il protocollo di Kyoto e vi mettete a fare gli ecologici quando si tratta di combattere terroristi kamikaze con autobomba, aerei dirottati e bombe sporche???). Al semaforo avvicino due simpatici ciclisti. Sembrano i partecipanti al giro d’Italia. Sapete di che squadra erano? “Secrete services”… Ora capisco che James Bond è un’esagerazione per fini scenici. Ma che i servizi segreti pedalino per il centro di DC con una bella maglietta bianca che dice Servizi Segreti onestamente mi sembra un po’ troppo…
Cmq arrivo in prossimità dell’ingresso della Banca è vedo una grande coda, penso ai controlli tipo aeroporto rassicurato. Avvicinandomi mi rendo conto però che le persone in coda non sono della Banca –non hanno al collo il badge identificativo che qui la gente si porta al collo anche il sabato (Che peones!!!). Arrivo fra di loro e horribile visu, mi rendo conto che si tratta di giornalisti “Washington Post”, “New York Times”, “ABC”, etc.. Tutti c’erano. Sapete perché facevano la fila? Volevano intervistare l’unico poliziotto che presidiava l’ingresso principale….
Veramente depresso me ne vado in ufficio. Dieci minuti dopo mi chiama Tessa, una mia amica tedesca, “ho rilasciato un’intervista a USA Today, sono un po’ preoccupata perché ho detto la verità cioè che la sicurezza qui fa schifo. Non vorrei avere problemi con la Banca….”. La rassicuro:- “ma no, vedrai nemmeno ti citeranno”. Previsione sbagliata. Il giorno dopo il pezzo esce cosi “Tessa Bond, consulente ‘Stamattina sono venuta come tutti gli altri giorni perché non penso che corriamo alcun rischio particolare’” Meditate gente, meditate quando vi parlano di media patriottici.
Ultima chicca. Il pomeriggio Jim Wolfenson, il presidente della Banca che era rientrato dalle ferie per l’emergenza ha convocato tutti i 12.000 dipendenti nell’auditorium –ovviamente mi sono ben guardato dal farmi vedere- per rassicurare tutti sui provvedimenti che aveva preso per garantire la nostra sicurezza. Pare che ci sia stato questo scambio di battute:
Wolfenson “Sono disposto a fare qualsiasi cosa possa farvi sentire tranquilli”, signora dal pubblico “Allora vai di persona a sorvegliare i bambini nell’asilo nido della Banca”, imbarazzo generale.
Che dirvi ormai la prima settimana è passata e torniamo a vivere come se niente fosse…..

Aree di miglioramento

Parlare in inglese: ‘Are you going postal’ interessante modo dire che più o meno significa “ti è dato di volta il cervello?, sei impazzito?”. Pare che negli Stati Uniti i postini, che lavoravano per lunghe giornate da soli, fossero soliti uscire pazzi con una certa frequenza. Alcuni di voi non si stupiranno che io abbia imparato questa piccola gemma di cultura americana. ‘how are you doing’ per me voleva dire “come stai” fino a meno di un mese fa. Più o meno rispondevo ‘fine thanks and you?’ è la mia vita scorreva tranquilla. Ad un certo punto invece ho cominciato a realizzare che qui ‘how are you doing’ vuol dire semplicemente ‘Ciao’. Per carità anche in Italia è pieno di gente che ti chiede come stai e in contemporanea pensa veramente a tutt’altro. Ma qui è proprio istituzionale. L’americano medio nemmeno si aspetta che tu risponda. All’inizio rimani un po’ basito (scrivo come Pc parla scusatemi) perché incontri uno che ti chiede come stai e tira dritto senza ascoltare la risposta ma dopo un po’ ci fai l’abitudine, quindi caso mai mi capitasse al mio ritorno non fateci caso ;-)

Cucinare: ebbene si dopo il muro di Berlino cade anche il penultimo mito, ho cominciato a cucinare (rimane solo la sfiga dell’Inter a questo punto). Comincia tutto in una notte buia e tempestosa all’Utopia (locale molto figo su U street). Lo so è un’ambientazione da detective story, invece questo è solo il racconto di come la mia amica econometrica Stefania, abbia raccolto la sfida di insegnarmi a cucinare con lo stesso metodo con cui si programma un computer. “Massi ma sei proprio sicuro?” “Fidati se mi dai l’algoritmo io eseguo”. Per dimostrarlo la sera dopo ho cucinato la pasta con i piselli. Esaltato dal risultato e dalle possibilità di generalizzazione delle regole apprese, il giorno seguente cena con la pasta all’amatriciana. Ormai ero talmente esaltato da sentirmi pronto ad affrontare la carbonara anche senza lo sguardo vigile della programmatrice. Vado al supermercato e per la prima volta compro ingredienti seri (invece di birre e patatine) senza che nessuno mi abbia preparato una lista. La cassiera sorridente mi imbusta il tutto in due lucidi sacchetti di plastica (qui negli Stati Uniti hanno solo il 5% di disoccupazione anche perché fanno fare alla gente questo genere di lavori). Con le ali ai piedi mi avvio su Columbia Road verso casa mia. “Stefano, stasera cucino io non preoccuparti”. Evidentemente gli dei della cucina hanno voluto darmi un segnale. Apro il frigo e comincio a riporre i miei acquisiti. Ad un certo punto il mio piede urta in qualcosa. Abbasso lo sguardo: un topo morto sul pavimento della mia cucina, un topo dentro le buste di Safeway, un topo, ho portato un topo per tre isolati. Urlo e corro fuori di casa all’impazzata. Che schifo! Al povero Stefano è toccato rimuovere il cadavere. Io l’ho preso come un segno del destino. Dopo aver recuperato il battito cardiaco ho invitato il dott. da Empoli al ristorante brasiliano sotto casa e tanti saluti a tutti.

Scegliere casa: c’è chi trova alloggi di fortuna, chi paga una fortuna per una casa, e chi ha una fortuna sfacciata. Io appartengo alla terza categoria. Il mio capo parte per le vacanze e mi dice “Massimo, devo chiederti un grande favore..”, “dimmi pure” mi preparavo al peggio. “Volevo chiederti se potevi trasferirti a casa mia per due settimane mentre sono via. Sai preferisco ci sia qualcuno..”. Fossero tutti cosi i grandi favori, pensavo fra me e me… Cmq nel pomeriggio appuntamento da lui 18 e S (praticamente l’equivalente di Piazza di Spagna a DC). Non credevo ai miei occhi townhouse di tre piani (villone di Velletri im parole povere). Quadri d’autore, giardino, televisore 50 pollici, stereo di ogni genere, quattro camere da letto, biliardino, internet wireless,…. “Magari non fare feste troppo grandi, Grazie, grazie,grazie ancora….” Non la finivano più di ringraziarmi. Dura la vita vero?

Diffidare delle istituzioni prestigiose: ‘e come dicono i proverbi e come dice anche mio zio’ mi sembra cantasse Luca Carboni: ‘L’abito non fa il monaco’, figuratevi poi se riesce a fare l’istituzione finanziaria. Dalla prima giornata di lavoro di S. (si c’è ancora gente al mondo che riesce a fare la sua prima giornata di lavoro a trent’anni, ma dove ho sbagliato io??) alla Fed (la banca centrale americana): al giorno zero vi immaginereste i funzionari della Fed intenti a scrutare il curriculum di S, e non andreste troppo lontani: “Vuoi tè o caffè?” Non crediate sia una domanda innocente. Quando S. ha risposto “caffè grazie”, metà del dipartimento ha gioito tipo gli italiani la notte del Santiago Bernabeu nel 1982, mentre l’altra metà si disperava tipo i tifosi nerazzurri alla fine di pressoché qualsiasi partita di campionato. “ho detto qualcosa di male?” si domandava stupita la pivella. “Avevamo fatto le scommesse su cosa avresti bevuto”, eccome come investono i loro soldi i saggi funzionari…. Finito il momento ludico si era fatta l’ora della riunione nella quale Greenspaan avrebbe annunciato al mondo che intendeva alzare i tassi di interesse. Per carità notizia di grande rilievo. Come l’ascoltano i nostri beneamati? Tutti di fronte alla postazione Bloomberg a fissare sullo schermo il future per vedere se faceva un salto al momento dell’annuncio, gridando “oooooooole” tipo rigore di Roberto Baggio…. Non ho parole!

Dei brunch ed altre quisquiglie

Post dedicato alla mia istituzione culinaria preferita tanto qui negli Stati Uniti che in Italia, sperando che segni ancora tanti sabati e domeniche felici: il brunch (dei barbecue non dirò anche perché negli ultimi due giorni ho partecipato a tre BBQ – esiste un’abbreviazione per qualsiasi cosa in questo paese).
Cominciamo con il grande classico di DC, fra l’altro si vede dalle finestre di casa mia: Kramerbooks, la libreria più cool della città (praticamente l’unica con libri veramente notevoli segnalo una storia dei cadaveri famosi). Potete consumare il vostro brunch ai tavolini su Du Pont Circle, dopo aver trascinato la vagonata di volumi a vostro piacere che vi interessano dagli scaffali. Fra un caffè e le uova strapazzate, potrete capire perché Monica Lewinsky ha comprato proprio qui il famoso regalo per Billuzzo suo. A dire il vero i proprietari della libreria diventarono famosi quando furono chiamati a testimoniare dall’implacabile procuratore Starr. Si rifiutarono di andare a deporre e fecero mettere per quasi un anno una maglietta di protesta ai dipendenti….
Piazzamento per Annie, il posto gay sulla diciassette. Molto buona la bistecca (e si qui si mangia un po’ pesante). Certo dovete un po’ fare l’abitudine alle attenzioni dei camerieri, alle coppie di cinquantenni omosessuali che ti cinguettano attorno, ed alle feste di compleanno con trenta omaccioni con coroncine di piume in testa. A parte questo genere di cose è tutto tranquillo…
Notevoli i posti su Broadway a New York dove mi hanno portato i miei amici Stefano e Stefania. Particolarmente buono per i dolci quello sotto St. John the Divine. Certo trovare posto non è proprio facile. Perlomeno da Gusto sai che se arrivi prima dell’una anticipi la calca di giovani McKinsey & similaria e riesci a mangiare in tempo ragionevole. A domanda precisa “quando bisogna venire per non trovare coda?” il gestore di uno dei posti replicava serafico “verso le 8.30”…… Decisamente non fa al caso mio.
Dulcis in fundo il mio preferito: the Diners, più che un posto per mangiare, praticamente una filosofia di vita. In effetti su tutti i menu sono eternati i valori fondanti del posto (altro che la mission della Ditta): “Crediamo che tutti gli uomini siano stati creati con uguale appetito ed in virtù di tale volizione iniziale del Creatore siano dotati di tre diritti inalienabili”. Ora immaginate un posto da scrittore minimalista americano, una cosa da Hopper del duemila, molto iper-realista: 18 street all’incrocio con Adams Morgan. Il cuore della caciara. Quartiere latino americano. Gente che va e viene lungo la strada a tutte le ore del giorno e della notte. Gente di tutti i tipi: fighetti, neri in tenuta da basketball, fricchettoni, ragazzine scosciatissime, orientali, rasta, indiani, insomma metteteci un po’ di fantasia! Dentro il locale, bancone infinito (non potevamo proprio farcelo mancare), distesa di tavoli, divanetti di pelle (?!? non so come chiamarla) rossa. Atmosfera fumosa che fa molto noir anni quaranta e vera rarità in un paese impegnato nella lotta contro il fumo quasi quanto in quella terrorismo.
Allora dove ero rimasto con i principi, partiamo dal primo:
1) “Ognuno ha il diritto di mangiare le sue uova e fare colazione a qualsiasi ora del giorno e della notte”: Facile, basta rimanere aperti 24h al giorno sette giorni su sette tutte le settimane dell’anno e qualcuno che viene a mangiare si trova. Certo ancora non ho capito come funziona con la pulizia ma meglio non stare a sottilizzare.
2) “Ognuno ha il diritto di venire a mangiare vestito come gli pare”. Mai dire una cosa del genere agli americani. I tizi in pigiama non sono per niente rari. Certo, non è proprio il posto adottato ad un date ma d’altronde nessuno è perfetto. In effetti, a ben pensarci, non vi ho scritto molto di questa strana usanza locale sulla quale sto cercando di raccogliere un po’ di materiale etnografico. Permettetemi una piccola digressione:
Questo è un paese proceduralizzato, non fatevi trarre in inganno dall’informalità dei modi o degli abiti. Qui pressoché tutto segue uno stretto codice di comportamento. I rapporti fra i due sessi potrebbe difficilmente essere da meno quindi. Anzi direi che in questo campo la mentalità burocratica trova il suo massimo compimento. Provo a sintetizzarvi quanto raccolto a spizzichi e bocconi via tradizione orale (a quando un canone completo e ufficiale?).
Regola uno: Ogni volta che un uomo invita una donna ad un incontro serale in assenza di altri partecipanti è un date. Il date implica che lo scopo finale della cosa è capire se ci si piace o meno a fini sentimental-sessuali. Non è chiaro come si faccia ad invitare una senza far intendere intenzioni bellicose (proporrei un cartello “questo non è un date”).
Regola due: Al primo date si parla solo e ci si conosce, al secondo date ci si scambia un bacio riaccompagnando la lei di turno a casa, al terzo,…. Vabbè lo lascio alla vostra immaginazione. Se non siete tipi che amano andare per le lunghe vi consiglio il Cafè Citron su Connetictut Avenue dove l’approccio medio conoscendo una è: “I would come over you….”
Regola tre: l’uomo paga sempre tutti i conti. Pare che il dating sia stato inventato per questo motivo. Se la donna decide di pagare la sua parte è un buon segno per le vostre finanze, ma un segnale un po’ meno buono per la vostra nascente vita di relazione. Il giorno dopo il date la ragazza lascia un messaggio di ringraziamento per la serata. Ricevuto il ringraziamento l’uomo è autorizzato ad invitarla all’incontro successivo.
Dicevamo allora, “America terra delle libertà”,… ok fine della digressione e torniamo ai brunch con il terzo diritto di “The Diners”
3) “Ognuno ha il diritto di mangiare fuori a DC senza svaligiare un banca”. Ed, in effetti, da loro con dieci dollari esci satollo al punto che solo una super pennica può consentirti di recuperare un minimo di lucidità mentale.