Lago del Desierto 11/XII/2001
Dopo la faticata di ieri e dati i miei piedi ancora doloranti addio sogni di gloria su ghiacciaio. Optiamo per una turistica escursione sul boscoso lago del Desierto. Si parte in pulmino attraverso 40 km di strada fra le vallate boscose del parco nazionale. Per un’ora solo foreste, fiumi, e vedute mozzafiato sulla parete nord del Fitz-Roy balenanti all’improvviso tanto per vedere se rimanevamo concentrati. Questa è anche la via più comunemente seguita per prendere la cima del Fitz-Roy. 36 ore di faticata per andare al campo base, sembra irrazionale, ma se si compara con quello che la gente fa comunemente per le donne è proprio un’inezia.
Anche oggi il sole splende ed il cielo è limpidissimo. Il clima patagonico sembra proprio essersi dileguato. Il lago è verde, immenso è contornato solo di foreste fittissime. Un sentiero di 20 km porta alla punta nord, il confine con il Cile. E’ la tipica escursione per famiglie, un po’ sportive. Lungo la strada del ritorno l’autista mi racconta che l’omino del camping sul lago vive lì tutto l’anno. Ciò significa che d’inverno, quando la neve blocca la strada sterrata sulla quale viaggiamo (e questa cosa avviene per circa sei mesi all’anno) il tipo vive in completo isolamento, con le provviste accatastate ed una radio per comunicare nel caso in cui si sentisse male. Come devono essere i giorni con 5 ore di luce e 40 km di foresta innevata a farti compagnia? Se prima mi sembrava eroica la condizione dei 200 abitanti di El Chalten, che rimangono anch’essi bloccati per tutto l’inverno, ora il loro stato mi sembra al confronto, di una facilità quasi banale.
Stop alle cascate di Chorrillo del Salto. Carine. Ho il tempo di bagnarmi zampettando fra le rocce bagnate come al mio solito.
La sera ultima birra dalla signora, saluti calorosi, scambio di e-mail di rigore, promesse (vane come spesso accade in questi casi) di tenersi in contatto. Certo, mi piacerebbe trasportare a Roma il suo locale di legno.
Concludo con due stranezze linguistiche:
Barbaros!: scoperto a El Chalten ma di uso comune in tutta l’Argentina. Vuol dire sostanzialmente “Va bene! Ottimo…”. Sarebbe interessante come ci sono arrivati. Ora, io capisco che i barbari dai tempi di Attila di Abatantuono abbiano sempre avuto un fascino indiscreto –“come atrocità, doppia t come terremoto e tragedia…”, però qui mi sembra si esageri. Ma no, ora che ci penso meglio riemerge un ricordo liceale semi-sommerso. Ricordo il professore d’italiano del liceo che ci insegna che l’origine etimologica dell’italiano “bravo” è nel latino “pravus”, malvagio. A quanto pare il fascino del male è duraturo nei secoli.
No, por favor, al contrario…: rigorosamente da dire tutto insieme. Al Contrario potrebbe anche apparire maleducato: tipo uno ti dice “grazie mille sono stato benissimo con te” e l’altro”risponde Al contrario…”. Certe volte la buona educazione percorre strade misteriose.
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