Punta Tombo 5/XII/2001
Giornata che comincia di fretta. L'abergo ci ha svegliato tardi e Mario, l'autista dell'escursione, strano tipo di gaucho alternativo del loco, si è presentato presto. Partiamo per Punta Tombo, la più grande colonia di pinguini della Patagonia. Ripassando per Trelew carichiamo Victor, svizzero fricchettone con capello lungo, canotta e bracciale d'argento. In tutta la giornata non dirà più di 100 parole, piccolo esempio di giovialità elvetica.
Dopo 100 km su strada sterrata in mezzo alla steppa patagonica vediamo apparire l'oceano blu fortissimo fra colline rosse di ferro. E' un emozione. Il sole splende forte. Siamo fortunati è una giornata meravigliosa anche oggi.
"Vivo in un paradiso", esclama Mario, l'autista. In effetti è vero, ma mi chiedo fra me e me quanti altri posti avrà visto? D'altronde, se sei felice di quante altre felicità avrai mai bisogno per riconoscerlo?
Finalmente a tu per tu con i pinguini. Non mi aspettavo di poter andare cosi vicino ed invece me li trovo zompettanti sul sentiero vicino la spiaggia. La riserva è piena di buche (nidi) scavate dali uccelli fra gli arbusti I pulcini nati pochi mesi prima e tutti grigio cenere con la pancia bianca se ne stanno ad aspettare il cibo o si fanno scaldare dai genitori. Foto, foto, decine di foto. Speriamo che rendano la bellezza del posto. Un'odiosa signora argentina che mi angustiava monopolizzando i pinguini è stata punita a dovere: cagata di pinguino sulla maglia e via cosi.... L'apparenza inganna. Mi avvicino ad un pinguino che comincia guardarmi piegando la testa prima a destra, poi a sinistra. "Che carino!", penso e comincio ad imitarlo, lui va con la testa a destra ed io con lui, sinistra e via discorrendo... Scoprirò poi che piegare la testa in maniera cosi carina corrisponde al massimo segno di irritazione che un pinguino possa esprimere, praticamente qualcosa di simile a "vola basso amico mio!".
Al ritorno da Punta Tombo ci aspetta la stazione dei pullman di Trelew. Purtroppo non esiste un collegamento diretto con la nostra prossima tappa (El Calafate). Ci tocca andare più giù fino a Rio Gallegos (posto del quale la guida dice chee il viaggiatore una volta lì non può che augurarsi che la sua coincidenza arrivi il prima possibile, una specie di Molvania praticamente) e poi cambiare. Oltre 20 ore di pullman ci attendono.
Il paesaggio fuori dai finestrini è di una monotonia inquietante. Steppa, steppa e ancora steppa. In ore ed ore nessuna casa, quasi nessuna macchina nell'altro senso e l'unica azione era data dal dipanarsi di sporadiche colline all'orizzonte. Questa è la volta buona che finisco "Il bacio della donna ragno".
La sera, al crepuscolo, finalmente l'oceano. La carrettera si trasforma in lungomare, anzi pardon in lungoceano, ed incredibilmente corre per centinaia di chilometri a 20 metri dal mare. Mi aspetto che da un momento all'altro qualche onda vega a fare il solletico al pullman ma niente... i fari delle macchine nell'altra direzione, la striscia d'asfalto a perdita d'occhio, l'oceano a golfi e la terra arrossata creano un'atmosfera molto 'on the road'. Piacerebbe sicuramente a Bruce Springsteen, peccato non aver modo di preservarla se non con le parole. Credo che tenterò di dormire ora....
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