8.8.05

Belfast-Ballycastle: 30 Luglio

Infarto contromano (MDS)
Consiglio numero uno per tutti coloro che intendano fare un viaggio in Irlanda. La macchina è un bene di prima necessità. Qui se non hai un bel volante da stringere fra le mani è davvero impossibile godersi alcunché. Ergo gli autonoleggi (peraltro relativamente a buon mercato) fanno affari d’oro. Implicazione per i viaggiatori: se volete evitare un’annosa ricerca dell’auto a noleggio, prenotate prima di partire. Se non siete stati accorti o se non avete letto queste righe prima di mettervi in viaggio, in quest’ultimo caso inutile nascondere che un po’ ve la siete andati a cercare.
In assenza di un Omero in grado di cantarle così come gli sforzi di Ulisse per tornare a casa, un velo d’oblio cada sulle lunghe tribolazioni. Alla fine riusciamo a trovare un’Almera disponibile al City Airport. L’autista del bus link sul quale saliamo per andare a prenderne possesso ci insegna due grandi verità: 1) tutti gli irlandesi sono simpatici (ma non un po’ simpatici, non di facciata come gli americani, non invadenti come i simpaticoni che affollano il Mezzogiorno d’Italia, no sono proprio geneticamente dei simpatici da competizione 2) Se a Belfast non avessero fatto una mezza guerra civile sarebbe difficile riuscire a trovare qualcosa di notevole da citare. Ci consiglia di ingannare l’attesa in un mercatino poco distante dall’aeroporto: “A very good market” afferma sicuro e rassicurante. Guidare a sinistra avrà anche una bella origine storica (i cavalieri, le lance, i tornei e via discorrendo) ma vi assicuro che è proprio un bel incubo. Altro che la guida con il cambio automatico che ti becchi in America… a quella ti abitui in un battibaleno… In questo caso per giorni continui a salire dal lato del passeggero, agli incroci non hai la minima idea di che parte guardare, non riesci a fermare il batticuore ogni volte che vedi arrivare una macchina “contromano”, non riesci a fare una marcia indietro senza voltarti dal lato sbagliato e schiacciare il viso contro il finestrino et similaria. Ma la cosa peggiore è quando credi di esserti abituato. Quando cominci a sentirti più sicuro. Senza scampo, inesorabile arriva l’automatismo a fregarti e lì si vede se hai ancora delle buone coronarie o meno. Uomo avvisato….

Donne d'Irlanda (SP)
In generale, i nostri pregiudizi sugli irlandesi sono stati confermati dall’impatto con la realtà, dimostrando che il pre-giudizio, a differenza del suo quasi omonimo francese, il clichè, può essere veramente la mera anticamera di un giudizio propriamente detto, come afferma, tra gli altri, Hans Georg Gadamer (ecché, solo MDS può sfoggiare le sue competenze da complessologo complessato cognitivamente dissonante?!).
Sono brutti, gioviali, totalmente incomprensibili nel linguaggio (parlato!) ma pronti a ripetere all’infinito e ad accompagnarti cortesemente in qualsiasi luogo tu stia cercando. Sono pochi e dispersi nelle campagne. Sono cattolicissimi, ma con meno ostentazione dei polacchi.
Qual è allora il problema dei pregiudizi? A parte l’errore, di cui NON ci siamo macchiati, di non controllarne la verità? Il problema è che si è tentati di trarne deduzioni. E di farlo tramite premesse inverificate, come ad esempio: “in un paese molto cattolico, dove ad esempio l’interruzione volontaria di gravidanza è illegale, le donne sono sottomesse”. L’Irlanda è un paese molto cattolico, dove l’aborto era illegale fino all’anno scorso. Traetene voi la logica conseguenza dell’apparentemente valido sillogismo…
E invece no!! Piano piano, in modo sottile e discreto, emerge dai nostri incontri con gli autoctoni una realtà diversa. Nei pub e nei locali, gli avventori formano gruppi molto più compositi e vari che in Italia: vecchietti, trii di genere misto, gruppi numerosi, insomma non solo le solite coppie e gli adolescenti in squadre. Ma soprattutto tante amiche, tante donne sole di tutte le età. Nei ristoranti, il cameriere si rivolge sempre alla donna, il che all’inizio ci fa pensare alla semplice stretta osservanza di un galateo da noi ormai demodè. Ma se M. fa una domanda, il cameriere addirittura risponde a me (negli USA mediamente succede il contrario, il che è piuttosto fastidioso…) e se chiediamo indicazioni per strada agli autisti di pullman, categoria che dovrebbe rientrare fra le più scettiche sulla mia capacità di comprendere o anche solo memorizzare frasi complicate e dense di “destra” e “sinistra”, sbalorditi vediamo gli sguardi e i gesti rivolgersi nella mia direzione.
Nei B&B il fenomeno emerge nella sua manifestazione più esemplare. Sono le donne a gestire tutto, a ricevere le prenotazioni, mostrare le camere, servire la colazione, prendere i soldi. Gli uomini vengono citati, intravisti dal riquadro di una porta o in una foto di famiglia, utilizzati nei casi estremi in cui serva una mano “forte”. Ma nient’altro. E si assume che dall’altra parte, cioè la nostra, sia la donna ad assumersi l’onere onorevole della conversazione e delle richieste. Il caso più eclatante è stato quello in cui l’ansiosa signora del B&B di Galway voleva convincerci a partire alla volta del traghetto per le isole Aran circa un’ora prima di quella preventivata da noi, o meglio, dal meno ansioso della coppia.
Dopo varie contrattazioni tra M. e la signora in stile Paperon de’ Paperoni (Allora colazione alle otto? No, grazie, alle nove va bene. Ah, allora verso le otto e un quarto? Va bene, facciamo alle nove meno un quarto), M. pensava di aver piegato l’ostinazione della benevola impicciona.
Poi bussano alla porta. “S?” M. apre. “My husband (!) told me that it takes 50 minutes to get there. S., what do you think?!”. Io mi affaccio dalla porta del bagno e guardo trionfante M.
Assaporo l’istante e contemplo la possibilità buttar lì un “half past eight, thank you”. Ma non voglio infierire e lo lascio esterrefatto a proseguire le trattative.